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Gordon Parks e il riscatto dei segregati
Del 02/04/2013 di Lucia Conti - L’eclettica carriera del fotografo di “Life”
Gordon Parks è una delle figure più eclettiche del panorama americano: regista, sceneggiatore, attore, compositore, attivista politico, scrittore, ma soprattutto fotografo ipersensibile dell’America dei derelitti, per vent’anni ha pubblicato sulla rivista “Life” scatti che hanno documentato un’epoca.
Nato e cresciuto nel Kansas segregazionista, Parks ha conosciuto la vita nelle sue espressioni più dure. Prima di diventare famoso ha suonato il pianoforte in un bordello, lavorato come factotum in un club per soli bianchi, dormito sugli autobus e lottato per sopravvivere.
Uno dei suoi primi scatti da fotografo professionista, “American Gothic”, rappresenta una donna delle pulizie afroamericana che regge uno scopettone e uno spazzolone in una parodia del celebre e omonimo dipinto di Grant Wood. L’operazione, esplicita e provocatoria, denunciava in modo inequivoco il razzismo di Washington, di cui lo stesso Parks aveva sperimentato la sferzata umiliante, e questo leit motiv si sarebbe riproposto come focus tematico in tutta la sua carriera.
Celebri anche i suoi ritratti di personaggi di spicco della scena antirazzista, da Malcom X a Muhammad Alì, passando per il paladino del movimenti panafricani Stokely Carmichael.
Come regista è stato il primo afroamericano a dirigere un film per una major (“Ragazzo, la tua pelle scotta”, per Warner Bros).
In ambito letterario si è cimentato in diversi generi, dalla poesia, ai racconti, ai libri sul cinema, e nel 1981 ha pubblicato un romanzo, “Shannon”, che narra la storia di un gruppo di immigrati irlandesi a New York agli inizi del XX secolo.
Come compositore ci ha consegnato “Concerto for Piano and Orchestra”, “Tree Symphony” e "Martin”, balletto dedicato a Martin Luther King, di cui ha anche curato la coreografia.