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Le due facce di Paolo Villaggio
Del 07/03/2013 di Angela Fiore - Dall'impiegato sottomesso all'intellettuale feroce.
L'immagine pubblica di Paolo Villaggio è marcatamente, quasi esageratamente divisa in due: due personaggi, due personalità, due poli opposti che sembrano alternarsi senza coesistere né incontrarsi mai.
Da un lato c'è il piccolo uomo sottomesso, umiliato dalla vita, timido e sfortunato, in una parola fantozziano, consacrato dai personaggi di Fracchia e, ovviamente, di Fantozzi.
Dall'altro, incredibilmente, c'è l'intellettuale superiore dalla personalità aggressiva, il vecchio burbero che critica spietatamente tutto e tutti, al quale si ha paura di accostarsi: questo aspetto traspare soprattutto dai suoi libri, come nel recente Siamo nella Merda appena pubblicato e dalle sue rare interviste rilasciate.
Per sua stessa ammissione "Nella sua biografia, Villaggio, ha deciso di raccontare solo le parti umilianti della sua vita". Come si concilia dunque questo gusto per l'umiliazione, con il tono violentemente snob degli ultimi anni?
Forse, questi due atteggiamenti, non sono altro che le due facce di una rabbia inesauribile, che deve servirsi di tutti i mezzi a disposizione per esprimersi. Se presentare il punto di vista della vittima, umiliata e offesa, serve a creare compassione e ad abbracciare fraternamente la condizione del perdente, questo approccio, può non essere sufficiente per esprimere a pieno la critica al sistema, oltre a non corrispondere alla personalità dell'autore.
Una cosa hanno in comune Paolo Villaggio e il ragionier Ugo Fantozzi: nessuno dei due ha mai fatto il minimo sforzo per essere politicamente corretto.