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Mario Giacomelli, da Senigallia al Moma di New York
Notizie Milano

Mario Giacomelli e la dimensione eterea del ricordo

Del 11/12/2012 di Lucia Conti - La poesia meticolosa del grande fotografo marchigiano

Grandissimo fotografo marchigiano, Mario Giacomelli, paradossalmente, si dedica alla fotografia solo nel tempo libero.
Per tutta la sua vita infatti, lavora nella "Tipografia Marchigiana" di cui diventa anche proprietario e coltiva la sua passione "alternativa" tutti giorni dopo cena o appena la sua professione "ufficiale" gli lascia alcuni momenti di libertà. Giacomelli è un osservatore vorace e irreversibilmente stregato dalla fotografia. Stampa provini a contatto, isola un dettaglio interessante e lo ingigantisce, le sue immagini sono un condensato di malinconia e trasognato realismo e partecipano di quella magia che probabilmente Fellini e Wenders avrebbero capito.

"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi"  è un lunghissimo viaggio nella realtà dell'ospizio di Senigallia, vissuto con profonda consapevolezza, dolente partecipazione e ancestrale terrore di soffrire, più che di morire.

Nel 1963 il Moma di New York acquista la serie "Scanno" che propone una carrellata di immagini dell'omonima cittadina marchigiana, "Paese da favola dove è bello il contrasto fra mucche, galline e persone; tra strade bianche e figure nere, tra bianche mura e neri mantelli". Una delle foto viene inserita nel  volume "Looking at Photographs", che raccoglie le cento fotografie più significative del secolo.

"Lourdes" è il parallelo rovesciato della serie sull'ospizio, lì un tenace desiderio di morire, qui di vivere.
"Zingari" è una sfida, che porta Giacomelli a tentare di fotografare gli ultimi profeti di una vita libera e radicale. Il risultato è una mezz'ora di scatti che non riesce ad avere un seguito, perchè gli zingari si mostrano spesso coerentemente riluttanti e si rifutano di farsi fotografare.

Molte altre serie si avvicendano, "Mattatoio", "Io non ho mani che mi accarezzino il volto", "La buona terra", "Il teatro della neve" e molte altre pagine di meticolosa poesia visiva.

Giacomelli è instancabile e sempre appassionato, lavora spesso interi anni su un'idea o su un progetto e, i suoi lavori hanno un codice invariabile: fedeltà al bianco e nero, contrasti molto forti, neri molto carichi, grana evidente. Lo sfocato, il "bianco mangiato" e l'effetto mosso, inoltre, diventano strumenti di una trasfigurazione lirica che supera la dialettica tra fotografia neoralista e formalista per saldarsi alla dimensione inevitabilmente eterea del ricordo.

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