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Va in scena la frantumazione del linguaggio
Del 03/02/2014 di Marina Caruso - Incomunicabilità e superficialità sono i temi principali dell’ultima messa in scena di Rampoldi al Teatro della Cooperativa
Il teatro dell’assurdo viene celebrato dal 4 al 16 Febbraio, attraverso la commedia di Eugène Ionesco “La cantatrice calva”, portata in scena al Teatro della Cooperativa dal regista Marco Rampoldi.
Una vicenda che vede come protagonisti i coniugi Smith ed i coniugi Martin, che incarnano l’ideale della tipica famiglia borghese, la cameriera Mary ed il capitano dei pompieri, in una Londra benestante che sarebbe facile confondere con la Milano dei giorni nostri.
Un susseguirsi di scene nonsense, che catapultano il pubblico in una dimensione dove la logica sparisce per dare spazio a forme di comunicazione insolite, ma certamente più animate, una sorta di dialogo personalizzato che i personaggi maschili instaurano con la platea.
Questa sorta di legame fra attori e spettatori è resa facile grazie ai volti che si prestano ai protagonisti della pièce teatrale: quelli di Leonardo Manera, Max Pisu e Diego Parassole, comici molto popolari in ambito televisivo in cui è quasi ormai immediato immedesimarsi.
L’azione si fa da parte quindi per lasciare posto alla parola, e man mano la perplessità dello spettatore va a crescere, mentre tutto si fa sempre più incentrato sulle conversazioni, sempre più sconnesse.
In questo modo, in attesa di un capovolgimento che darebbe senso alla storia, ci si inizia ad interrogare sulla sua conclusione, addentrandosi in riflessioni sulla pochezza del linguaggio in sé, della comunicazione che porta all’estraniamento.