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Peter Lindbergh e la fotografia di moda
Del 03/09/2012 di Andrea L. Casiraghi - L'evoluzione della fotografia di moda nelle fotografie di Lindbergh
“La creatività è il desiderio di esprimersi, viene da un’idea, da una sensazione, da un’emozione o dalla combinazione di idee, sensazioni ed emozioni che, in un qualche modo, ‘rinascono’ dalle nostre esperienze e prospettive”
L’esperienza fotografica di Peter Lindbergh è strettamente legata alla moda e all’interpretazione innovativa del genere. In anni in cui gli scenari di ripresa propendevano per costruzioni altisonanti e barocche, Lindbergh sceglie la semplicità e la naturalezza. La modella fotografata come donna, in ambienti comuni e nella sua più assoluta normalità.
Con un’interpretazione creativa e personale della fotografia le immagini hanno uno stile netto, inconfondibile, a tratti surreale, capace di costruire realtà inedite partendo da scenari comuni e comunemente riconoscibili.
L’intuizione viene interpretata come innovazione e Lindbergh esplode come fotografo negli ambienti delle riviste di moda, in particolare lavora con Vogue diventando uno dei più ricercati autori di genere.
Cronologicamente l’esperienza di Lindbergh ha il suo inizio nel ‘78 quando, trasferitosi a Parigi, inizia a lavorare nella moda per le riviste: Vogue (per le edizioni italiana, inglese, francese e tedesca), New Yorker, Vanity Fair e Rolling Stone.
L’affermazione arriva nella metà degli anni ottanta con una personale, la prima mostra, al Centre George Pompidou di Parigi; visibilità che porterà l’autore ad approdare definitivamente in America quando Anna Wintour, direttore di Vogue, lo mette definitivamente sotto contratto.
Da allora è uno dei più ricercati ed esposti autori contemporanei (alla Galleria Carla Sozzani di Milano, a settembre 2012, una delle ultime personali dell’autore).