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Pupi Avati – I mille volti oscuri della provincia ita
Del 11/03/2013 di Angela Fiore - La provincia italiana come nessuno l'aveva mai raccontata, nelle storie di Avati

Per i cultori del genere horror, Pupi Avati è un nome assolutamente imprescindibile. Maestro della suspance, capace di risvegliare nello spettatore i più atavici terrori anche senza mostrare nulla sullo schermo, semplicemente suggerendo l'esistenza di orrori segreti, che si dipanano dietro spesse mura e porte chiuse. Uno dei meriti principali di Avati, in questo senso, è quello di aver creato un gusto tipicamente italiano delle narrazioni horror, tratto questo che caratterizza anche la sua vasta produzione non prettamente di genere.
Qualunque sia la dinamica, il periodo e l'ambienazione delle sue storie, infatti, il regista/sceneggiatore bolognese veicola in ogni suo lavoro il sapore inconfondibile della provincia italiana, con le sue complesse regole non scritte e i suoi rituali antichi e misteriosi. Leggendo la sua autobiografia di recente pubblicazione La Grande Invenzione (Rizzoli), si capisce che tutto questo non è che un'eco dell'ambiente nel quale Avati è nato e cresciuto e i cui tratti caratteristici ha fatto propri con dedizione.
L'universo segreto delle campagne e dei paesi, che fa parte del dna di un'intera nazione, costituisce la materia prima dalla quale il talento di Pupi Avati ha tratto molteplici storie: un mondo antico e a tratti misterioso, carico di fascino, di pericoli e di promesse.