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Ugo Mulas e la fotografia per l’arte
Del 28/06/2012 di Andrea L. Casiraghi - La coincidenza tra arte e riproduzione fotografica nelle immagini di Ugo Mulas
Nella vita di Ugo Mulas l’anno di svolta è sicuramente il 1964. E’ questo l’anno in cui incontra Leo Castelli, Alan Solomon e altri artisti americani. La spinta verso l’arte, dalla fotografia puramente documentaria, nasce sostanzialmente nella seconda metà degli anni sessanta, dando vita ad un’attività intensa ed ad una produzione fotografica ispirata e originale.
La scoperta della pop art lo influenza profondamente e lo spinge, nel 1965, ad andare a New York dove lavora a contatto con gli ambienti più in voga della corrente americana. L'incontro con Duchamp, Rauschenberg e Newman completa la crescita dell’uomo e del fotografo, spingendolo sempre più costantemente verso scenari fotografici nuovi.
L’intuizione di Mulas risiede nella ricerca di quella coincidenza tra fotografia e arte.
La natura documentaristica del mezzo fotografico diventa uno strumento per la descrizione di ambienti creativi: i laboratori, gli studi, gli atelier sono scenari in cui elaborare una personale visione dell’arte come intuizione ed evoluzione. Diventa quindi di rilievo l’osservare autori come Pomodoro, Fontana, Man Ray, Warhol, per citarne alcuni, intenti nell’elaborazione di un proprio pensiero e nella costruzione fisica di un prodotto.
Mulas si è posto su un confine sottile. Discretamente inserito all’interno di un ambiente a volte chiuso, a volte proprio inaccessibile, è riuscito a creare un piccolo mondo espressivo documentato con una visione lucida ed estetica. Proprio questa, in contrapposizione con l’estetica delle arti (pittura, scultura, cinema…), diventa espressione concettuale, rimescolando le carte tra visione oggettiva e interpretazione.
L’evoluzione definitiva e più estrema di questo suo modo di vivere la fotografia si ha agli inizi degli anni settanta con Le Verifiche. Progetto che lo porta ad analizzare la fotografia attraverso se stessa per estrapolarne, non solo una visione concreta delle cose del mondo e dell’uomo, ma anche una riflessione sul proprio io e sulla propria personale vita artistica e lavorativa.
Ugo Mulas muore nel 1973 lasciando un‘esperienza fotografica e umana incompiuta, ma un bagaglio culturale per la storia dell’arte contemporanea italiana di indiscusso rilievo.