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Lo potevo fare anch'io

- Francesco Bonami
- EDITOREMondadori
- GENERESaggistica
- DATA DI USCITA06/04/2009
- PREZZO9,50 euro
Lo potevo fare anch'io
Quante volte davanti a un'opera d'arte contemporanea ci siamo trovati a dire "Lo potevo fare anche io!". Quante volte ci siamo sentiti diffidenti o sarcastici nei confronti delle espressioni piú bizzarre dell'ingegno creativo degli artisti del nostro tempo. Francesco Bonami, critico e curatore internazionale, cerca di fare luce su questo "mistero" con una guida divertente, facilmente fruibile dai non addetti ai lavori, anche perché a loro destinata, e piena di curiosità e riflessioni utili a capire per quale motivo l'arte contemporanea sia davvero e senza omrba di dubbio "arte".
RecensioneLo potevo fare anch'io
Di fronte alla cosiddetta arte contemporanea tutti i profani, vale a dire tutti coloro che non possono qualifcarsi come esperti d'arte, provano sempre quella sorta di diffidenza, se non proprio di aperta ostilità, che si lega alla sensazione di essere in qualche modo presi in giro da ciò che non si capisce.
A queste persone si rivolge Francesco Bonami, critico d'arte, direttore della Biennale di Venezia nel 2003 e curatore italiano naturalizzato statunitense, con questa divertente guida uscita per Mondadori nel 2009.
Con l'ausilio di un linguaggio semplice e diretto, "Lo potevo fare anch'io" cerca di rendere visibile il sentiero coerente che dalla Nike di Samotracia arriva fino ai tagli di Fontana e di rendere comprensibili anche a chi non abbia dimistichezza con la materia le ragioni per cui persino la famigerata "merda d'artista" di Piero Manzoni possa avere un senso, se si è disposti ad affrontare l'arte senza pregiudizi.
Non é un caso, peraltro, che tutte le principali rivoluzioni estetiche e formali producano quasi sempre un'istintiva reazione di rifiuto, prima che la società possa assimilarle, né dobbiamo dimenticare che anche le prime opere degli impressionisti produssero sui contemporanei lo stesso destabilizzante disagio prodotto dalle "colature" di Pollock negli anni tra il '47 e il '50.
Non tutte le provocazioni, ovviamente, sono opere d'arte e non possiamo neanche ignorare il fatto che Bonami abbia un gusto personale che alcuni potrebbero trovare condivisibile ed altri meno (appiono evidenti, per esempio, sia la sua simpatia per Warhol, Cattelan e Lucian Freud, che la sua antipatia per Pomodoro, Guttuso e Botero), ma quello che conta, in ultima istanza, è il fatto che questo libro cerchi di abbattere con argomenti convincenti quel muro che spesso si frappone tra il potenziale fruitore di un'opera d'arte (e quindi ognuno di noi) e l'arte contemporanea intesa erroneamente come materia ostica per una minoranza di iniziati.
Il segreto e la chiave di tutto sono, come in molte altre branche del sapere, la curiosità e la disponibilità ad avventurarsi in una terra sconosciuta che potrebbe rivelarsi anche straordinariamente affascinante, proprio perché non ancora del tutto esplorata.
Per dirla con le parole dello stesso autore: "L'arte contemporanea è come una partita di calcio o di tennis in diretta, ci si diverte perché non si sa come finisce. Per chi è abituato all'arte tradizionale, antica o moderna, trovarsi davanti a un'opera d'arte contemporanea è come guardare per la prima volta una finale di campionato del mondo dal vivo avendo sempre visto solo partite in differita, e conoscendone peraltro già il risultato".
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