Storia di Un Corpo

Storia di Un Corpo

L'eredità decisamente insolita di un padre recentemente scomparso: la storia di una vita umana dal punto di vista del corpo.

Storia di Un Corpo

L'eredità di un genitore appena scomparso è un concetto che siamo abituati a considerare avvolto da un senso di sacralità, forse anche di austerità. Nel mondo stralunato di Daniel Pennac, tuttavia, le cose non sono così semplici. Nel pantheon dei suoi personaggi è l'umano a essere sacro, in tutte le sue manifestazioni, anche quelle che siamo abituati a considerare meno dignitose, meno adatte a una pubblica ribalta.
In questo universo delicatamente antropocentrico, un padre può decidere di lasciare in eredità alla propria figlia ormai più che adulta, il diario del proprio corpo.

Il diario di questo anonimo signore, contestualizzato con una deliziosa premessa metaletteraria à la Italo Svevo, racconta un corpo che ha una vita propria, indipendente da quella della mente e dello spirito, che è latore di continue sorprese, capace di regalare a profusione imbarazzo e orgoglio, godimento e sofferenza. La riflessione iniziale sulla falsa liberazione del corpo, che più viene esposto e meno esiste, pone l'intero romanzo sotto un punto di vista specifico: l'autore vuole condurci in un viaggio esplorativo alla (ri)scoperta di qualcosa che dovrebbe appartenerci di diritto, ma che facciamo di tutto per perdere, negare e nascondere.

La prosa saltellante di Pennac, semplice e profonda - da sempre fortunatamente immune agli atroci vezzi naif degli adulti che vogliono sforzarsi di scrivere come bambini - tratteggia un altro personaggio che, come già avvenuto per la famiglia Malaussène, si accomoda nelle nostre vite come uno di famiglia.
La storia di questo corpo, che fa da cartina di tornasole di un'intera esistenza, scorre velocissima, trascinante, accattivante in uno di quei rari libri che è impossibile chiudere prima di essere arrivati all'ultima pagina.