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Il nuovo libro-inchiesta di Roberto Saviano sulla cocaina

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L'ultimo libro di Roberto Saviano è uno dei più attesi degli ultimi anni. Dopo il successo epocale di Gomorra, che ha segnato una svolta nel modo di affrontare i temi più spinosi della contemporaneità e ridefinito la figura e il ruolo dello scrittore nella società, le attese per questo nuovo lavoro sono cresciute esponenzialmente, in parallelo a opposte fazioni impegnate a santificare o demonizzare l'autore campano.

Le ricerche di Saviano si concentrano questa volta sul narcotraffico, in modo particolare sulla cocaina. Uno dei pregi principali di questo libro consiste, in effetti, proprio nel tentare di palesare la connessione fra un vizio ormai largamente accettato a vari livelli della società - addirittura ingentilito da connotati di successo sociale - con la realtà cruenta della "filiera produttiva" che precede la vendita nelle strade e nei locali di tutto il mondo.

Il libro si apre con una "lezione di vita e di etica mafiosa", riferita a partire da un incontro fra organizzazioni criminali registrato da un informatore. Se alla base di tutto c'è il potere e chi lo detiene, secondo regole inflessibili e scritte letteralmente col sangue, e dall'altro ci sono tutti coloro che si illudono che esista un ordine morale nella società, è quello che sta nel mezzo a fare tutta la differenza.

Gli anelli di questa catena, che parte dalle piantagioni sudamericane e termina nelle case degli italiani o nei bagni dei locali alla moda di New York, sono composti da accordi, corruzioni, meccanismi oliati, tradimenti, vendette trasversali e torture medievali. La strada della cocaina, ma anche quella della marijuana e dell'oppio è letteralmente pavimentata di cadaveri.